Giallolatino.com apre i battenti con una lunga intervista ad Alessandro Vizzino

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Giallolatino, grazie alla forza e alle capacità organizzative di Gian Luca Campagna, è un Festival Noir ormai prossimo alla sua settima edizione, posizionatosi negli anni fra i più importanti festival di genere (e non solo) del panorama nazionale. Come recita il nome, Latina è la città che ogni
dodici mesi lo ospita, come accadrà anche il prossimo settembre.

Costola della manifestazione, nasce oggi giallolatino.com, Il portale del giallo e del noir, punto di
riferimento per tutti gli appassionati del genere e della letteratura, del cinema e dell’arte in senso lato.

Nel primo numero del magazine una ricca intervista ad Alessandro Vizzino, in cui si parla di SIN e
de La culla di Giuda, ma anche di vita, di editoria e di tanti altri autori dal futuro più che promettente.

Giallolatino domanda:
Il tuo secondo romanzo, La culla di Giuda, è invece è un poliziesco

Alessandro Vizzino risponde:
Dobbiamo vivere di etichette perché questo domanda il sistema, pertanto è giusto definire La culla di Giuda un poliziesco, come SIN si può catalogare un thriller. Entrambi i lavori possiedono però una serie molto più vasta di sfumature, pur girando intorno al noir come tinta portante. La culla di Giuda è un romanzo a sfondo storico; anzi, per meglio dire, un romanzo ambientato ai nostri giorni che ruota attorno ad arcani e misteri da svelare che appartengono a secoli passati, secondo una serie di collegamenti che, passaggio dopo passaggio, porteranno il lettore tra spire d’Inquisizione e Massoneria, a braccetto con personaggi del calibro di Pascoli, Casanova e… gli altri si scopriranno alla fine! Un lavoro molto diverso da SIN per ritmo e atmosfere, dove esiste un protagonista chiaro che fa dell’ironia e del non prendersi troppo sul serio la propria filosofia di vita. Un libro che si legge in pochissime ore, battuto al punto da martellare e incatenare il lettore, in cui la storia si dipana principalmente attraverso il dialogo tra i personaggi, rendendo viva e intensa la lettura. Qualcuno ha definito La culla di Giuda un telefilm, per sottolinearne la tridimensionalità e un racconto quasi scritto in presa diretta, dove l’enigma e il colpo di scena continuo rimangono elementi cardine. In effetti è proprio così: rispetto alla lunga genesi di SIN, che ho raccontato prima, Giuda (come ormai è confidenzialmente chiamato il romanzo) è stato scritto e interamente revisionato in meno di un mese, inseguendo un flusso narrativo spontaneo, un parto naturale attraverso il quale le pagine si sono riempite pressoché da sole. Se vogliamo, per il già citato uso totalizzante del dialogo, un esperimento letterario, che molti lettori hanno già giudicato riuscito, affezionandosi subito a Valentino Mastro e alla sua rocambolesca vicenda.

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