ZANZARA: recensione IlFont

ALESSANDRO VIZZINO, UNA CUPA DISCESA NEGLI INFERI
Recensione di Luisa Perlo

Alessandro Vizzino è scrittore romano e Roma è la protagonista del suo ultimo romanzo, La zanzara dagli occhi di vetro. Per chi si aspetta la capitale turistica, un cammino tra antichi splendori e segni di indiscusso predominio sul mondo, la disillusione è immediata. Quella Roma non compare mai nelle pagine del romanzo, al contrario emerge un mondo corrotto, a volte addirittura disgustoso nelle sue forme e manifestazioni, una città conosciuta solo da chi la abita e soprattutto la vive. Il mondo dei bassifondi, dei quartieri malfamati ma anche abbandonati a se stessi si incrocia solo di sfuggita con quello del potere, della mondanità, della ricchezza, e solo per individuare in quest’ultimo i rami secchi, le sacche di ipocrisia e di malaffare. La città ci appare come una delle vecchie prostitute che immaginiamo legate al mondo descritto, una donna concessasi troppe volte, che nasconde sotto un belletto posticcio la sua decadenza. D’altro canto, in tutti i suoi romanzi, che privilegiano la tecnica dei noir/ thriller,  Alessandro Vizzino punta il faro sulle pieghe più nascoste della realtà, indaga l’animo umano vivisezionandone le pulsioni più recondite, quelle che inducono alle azioni maggiormente degne di biasimo. E Valentino Mastro, protagonista di quest’ultima storia, non si sottrae a questa implacabile legge.

Un delitto inspiegabile come incipit in medias res

Valentino Mastro, commissario in pensione dopo aver interrotto bruscamente il suo servizio nella Polizia di Stato a Rimini, non è certo un individuo facile: scortese nei modi, abituato alla cocaina e agli alcolici di cui fa uso e abuso, vive a Roma da tre anni e lavora come cane sciolto per un amico di Bologna a capo di una agenzia investigativa. È stato davvero incastrato come afferma o è stato lui stesso l’artefice della propria rovina? Difficile dirlo, quando la lucidità rimane ai margini e prevalgono le pulsioni, le ossessioni che incombono ogni momento e determinano la ricerca affannosa del proprio soddisfacimento. Valentino Mastro ha un’unica compagnia femminile, dopo che le sue relazioni precedenti non sono andate a buon fine, una giovane prostituta moldava che frequenta con regolarità e che lui stesso ritrova in un bagno di sangue nella sua abitazione, con la gola tagliata. Passare da investigatore a investigato è un attimo, il tempo di capire che troppe prove circostanziali possono portare a lui, compreso un sms inspiegabile da lui stesso ricevuto. È il 6 gennaio 2018, Alessandro Vizzino si impone uno sviluppo cronologicamente rapido dei fatti, dalle prime indagini alla sconcertante rivelazione finale: venti giorni, durante i quali saranno molte le drammatiche verità venute a galla.

Alessandro Vizzino intreccia vite apparentemente inconciliabili tra loro

Che a rimescolare nel torbido si rischi sempre di accumulare stupore su stupore è un fatto certo, ma in questo caso si va ben oltre l’eticamente accettabile e si scoprono vizi degni del più profondo degli Inferi. Per Mastro la situazione è paradossale: quasi deve indagare su se stesso per dar luce ad angoli bui della sua coscienza mentre la polizia indaga su di lui, ipoteticamente reo del delitto di Monica Barganat. A questa indagine ufficiale di cui è oggetto se ne affianca un’altra, un lavoro da svolgere per conto della moglie di un senatore decisa a presentare le prove dei tradimenti di quest’ultimo: l’incarico non è così gravoso per Valentino Mastro, che lo identifica con una serie di appostamenti e controlli. Ma questa è solo la superficie della narrazione, della realtà che Alessandro Vizzino vuole scoperchiare, in una Roma che non è mai quella che sembra. Affiancato da Ana Stanciu, anche lei dipendente dell’agenzia investigativa bolognese, è pronto a individuare le ignote amanti del senatore Crespi, ma non ha idea delle spire che si preparano ad avvolgerlo e sconcertarlo. Nel frattempo l’autore sposta la sua attenzione in Romania, tra i peggiori trafficanti che si possano individuare, quelli di bambini. Un viaggio a Kiev per incontrare il fratello di Monica, un intreccio di relazioni col capo di una comunità di zingari, il richiamo a un giro d’affari non certo puliti gestiti dal senatore e dal suo avvocato impegnano non poco Mastro, su cui continua ad indagare la polizia. Inframezzati a queste ricerche, momenti di stacco in cui Alessandro Vizzino porta alla luce situazioni torbide, di cui sono protagonisti con ogni probabilità dei bambini. Sono pillole di narrazione inserite nella trama dall’autore, lasciano curiosità e stupore nel lettore, che non riesce a stabilire dei collegamenti tra gli eventi, inducendolo a non perdere nessuno dei segnali recuperabili nel procedere dei fatti.

Una Roma di affari e malaffari

Come era prevedibile, la vicenda del senatore è legata a filo doppio a quella di persone che certo non frequentano i salotti romani, che pretendono soldi, e tanti, per chiudere delle partite rimaste in sospeso. A rendere sempre più complesse le indagini, che ormai hanno stretto il raggio intorno a Mastro che ha dovuto cercare un luogo protetto per evitare l’arresto, sopraggiunge la morte di un transessuale, legato alla prostituta uccisa. È infine una chiavetta USB a determinare la svolta di tutte le indagini, che permette alla polizia di entrare in un mondo virtuale in cui purtroppo i mostri sono reali e potenti. Un percorso che svela orrore dopo orrore conduce alla soluzione del caso, all’individuazione di veri colpevoli e responsabili indiretti, alla distruzione di un sistema capace di fare dei bambini delle vittime innocenti. I demoni vengono infine ricacciati da dove sono venuti, annientati nella loro perfidia e inumana crudeltà. Purtroppo esistono anche altri demoni, quelli interiori, che si nutrono di coca e rum per rimanere assopiti e non deflagrare: ma questo non sempre è possibile, e la deflagrazione finale avrà la capacità di raccontarci come anche quando il peggio sembra essere stato raggiunto e debellato resta sempre un’angusta zona d’ombra, la peggiore di tutte quando proprio con essa dobbiamo fare i conti.

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